sabato 1 dicembre 2018

"AFONIA" caolino in doppia cottura materiali vari






RESPIRO
Che bella cantilena amore mio
dall’alba finchè il sole muore
nenia d’amore come litanie nei vespri dell’estate.
Che bello sguardo
amore che trafiggi e che spaventi
che porti il desiderio fino al bordo,
polline nell’aria che respiro.
Che bella cantilena amore che ho sudato,
la notte sopra i tetti
a unire punti luminosi
forme che l’enigma ignorava,
tracce già segnate dal destino.
io che dipingo nuvole nei giorni del maestrale
che a un Dio senza memoria racconto il mio futuro,
ascolto il tuo respiro in ogni istante
nenia che sopisce i miei pensieri.
Che bella cantilena
amore mio che invecchi dentro agli occhi,
dall’alba finchè il sole muore
dal buio fino a nuova luce
dentro il tempo della grande ruota
che bella cantilena
questo respiro che corteggia il cuore.
F.M.

martedì 11 settembre 2018



Forse una sera a settembre è morta mia madre

A memoria percorrere il viso
e sbagliare la curva del naso
è una colpa la curva del naso?
Poi il pallore e lo sguardo di vetro
l’affetto disteso piegato con cura nella tasca del cuore.
Non svegliarti
sono qui che ti guardo figlio sospeso
come foglia in autunno
non svegliarti
sono solo memoria,
sangue a fluire pensiero sospeso
non svegliarti ma conserva con cura il dolore
che segue la curva del naso
che porta memoria delle cose perdute
è solo tempo figlio nascosto,
un percorso di lampo che non trova l’oblio
non svegliarti
continua a sognare segui la curva del naso
come il cuore la vita
il dolore
il pallore del viso
di una sera che precede il mattino
e conserva rimpianti per i giorni a venire,
ricorda le colpe le mie, le tue
il colore degli occhi le macchie del tempo
l’assenza del dire di ciò ch’è rimasto
poi tracciati lento un percorso a finire
com’è finito il mio tempo altro tempo nel tempo
e la curva del naso,
lascia andare il dolore fermo negli occhi,
non temere le lacrime quando il sole s’immola
nello scuro di luna,
non svegliarti fai sonni tranquilli
figlio diletto ancora sull’uscio,                                                                 siamo tutti dormienti.

         F.M.



sabato 31 marzo 2018






                                       (ATOPIA)
Perdono, per il defilare lento di ogni suono
                                                  per ogni frase
per ogni detto di passione che si spegne
per ogni traccia pudicamente lasciata sulle dune
per cuori trafitti sopra i muri
come linea di confine alla scrittura
e ancora perdono
per questa luce aspra
per villeggianti incolti
per tumuli di alghe come tombe nascoste agli occhi
che videro il tempo - lampo al cuore
                                                   a padri
                                                  a madri
a figli mutilati che da lontano aspettano il ritorno
mentre latita il pensiero o  forse fermo
a misurare la distanza tra il discorso e il vuoto
                           tra il buio e l’eco di un ritorno.
Ah compagno che vesti ancora tuniche di chiesa
che immoli sull’altare l’ultimo tuo figlio
quello che ha viaggiato l’interspazio
per quell’immemore sconveniente abbraccio
                                                     forse sei luna
                                                                     sole
                                             luce che s’immola
              o solo traccia di un pensiero oscuro
             scivolato distratto tra le dita
                                          ora
                                          qui
              attonito e disarmato
                             ascolto voci
                                   sussurri
il ciarlare obliquo di chi sputa schiuma sopra il mare
per rendere più alta l’onda
                    e io iconoclasta
              profanatore zoppo
ridisegno compulsivo il mio profilo
nella dissennata ricerca
di una salvezza atopica.

       M.F.

lunedì 26 febbraio 2018

                                                           -CITAZIONEMUTA-

lunedì 8 gennaio 2018

ASSENZA-ESSENZA
 Seguo l’imbrunire lento di ogni giorno,
l’andirivieni quieto del tempo che ha memoria,
passando tra le dita questo cuore
come un lascito pesante, che dilata
 sogni appesi lungo il filo del sospetto.
Poi gesti
sguardi,
parole fuori posto tasselli senza incastro
e baci che ridarei col cuore in mezzo ai denti
per riannodare i fili dell’incanto
io che conservo tempo nella manica
come fosse l’ultima carta da giocare
annodo le parole alla tua assenza.
Poveri figli con pochi occhi,
poveri figli con poche mani,
poveri figli con poca pace.
Sguardi d’amore Madre mia,
a rincuorare l’anima nel sogno
sguardi d’amore come vetro
a riparare i fiori del giardino,
carezza ancora Madre dagli occhi assenti
i tuoi inibiti sogni di grandezza, come fossero
figli sconsolati di altre vite,
porgimi ancora e ancora l’inganno del silenzio
ora che stanco e seduto controvento
ascolto silenzioso le dicerie del mare
contando gli stupori sulle dita di una mano.
Parlami….almeno in quei sogni che la notte si trascina,
siamo sempre sul confine Madre mia
tra il gemito del tempo e il tuo silenzio
tra un bacio sulla bocca e un colpo d’ali.
                    F.M.